MERLINO, IL MAGO DI RE ARTU' - parte seconda -

Il poeta francese Robert de Boron, forse originario delle terre di Borgogna, nella sua trilogia romanzesca sulla storia del Graal, scritta alla fine del XII secolo e formata da tre romanzi, assegnò al nostro saggio profeta un ruolo fondamentale nella storia e nel mondo di Artù. In queste opera narrava la storia del sacro calice dell'Ultima Cena di Gesù, che sarebbe stato portato in Occidente e recuperato da un cavaliere della Tavola Rotonda di Artù, valoroso senza macchia.
Il ruolo di Merlino in questa straordinaria vicenda è fondamentale. Egli è il protettore e l'educatore del giovane Artù e, dopo la morte di suo padre Uther Pendragon, ne diviene il saggio consigliere che gli suggerisce di creare la Tavola Rotonda e un regno virtuoso che sia l'ambiente ideale per dei nobili cavalieri. Vi compare anche il motivo mitologico della "Spada nella roccia", l'arma che soltanto l'erede autentico del re potrà estrarre dall'incudine scavata nella pietra. Una volta che Artù avrà estratto la spada, Merlino lo proclamerà re. In seguito, quando la spada si spezzerà, Artù ne otterrà una nuova, la famosa Excalibur, dalla dama del lago.




Alla storia di Merlino venne aggiunto un epilogo originale e anche un pò romantico. La morte del saggio mago, secondo quanto avviene nel ciclo di Lancillotto in prosa e in altri romanzi posteriori del XIII secolo, ha anche un aspetto ironico. In questa versione il mago, già anziano, si innamora perdutamente di una bella fanciulla di nome Nimue e, cedendo alle sue insistenze, le insegna l'arte della magia. Ella apprende pertanto molti dei suoi incantesimi e, mettendone in pratica uno, imprigiona il mago stesso dentro una grotta, o una torre d'aria o una campana di cristallo. In questo carcere incantato, resta rinchiuso l'anziamo mago Merlino e da lì, nel profondo della foresta, lancia di quando in quando le sue grida lamentose.
Le fonti divergono sul motivo per cui la bella fanciulla l'abbia catturato, ci oè se fosse stanca del suo corteggiamento, se per odio oppure per amore. Va ricordato, in ogni caso, che questo finale è un tema ricorrente dei chierici dell'epoca: l'uomo saggio, una volta irretito e divenuto schiavo d'amore, non può sfuggire all'astuzia sottile della donna.




Nel ciclo di Artù, Merlino compare come un potente mago in gradi di governare gli elementi. Oltre alle capacità profetiche, egli poteva parlare agli animali, rendersi invisibile, assumere sembianze diverse e anche controllare la natura e il clima. Nella tradizione dei romanzi medievali risulta un alchimista o un negromante, in grado, essendo un profondo conoscitore della materia, di trasformarla. Altro aspetto del suo potere era quello di governare gli essere soprannaturali, come i diavili; d'altronde egli stesso era figlio del diavolo, secondo la tradizione gallese, quindi non deve stupire la sua dimestichezza con le creature ultraterrene. Si narra che parlasse con le fate, gnomi e draghi, riuscendo, unico tra gli essere umani, a guadagnarsene il rispetto.




In conclusione la figura di Merlino resta una delle più enigmatiche del mondo medievale.


(dalla rivista "storica" nr.1/2009)


3 commenti:

  1. Buongiorno Monica, un po' in ritardo, ma è colpa del mare che mi ha rapito :-P

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  2. ... direi che mi farei rapire volentieri anch'io ...

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  3. Buongiorno!
    Credo che sia stata colpa della nuova visione a farmi sentire più nanetta, mi sto abituando ;-)

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